ROMA 14 febbraio 2017 INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO DEL CNF

INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO DEL CNF 2017

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Lo scorso 14 febbraio si è tenuta, come di consueto, l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf in Roma, alla quale ha partecipato per l’Ordine di Lecce, la Presidente. La cerimonia, molto solenne, si è tenuta presso il Palazzo della Cancelleria, sede della Sacra Rota, e tutti gli Avvocati presenti (i Presidenti di quasi tutti gli Ordini nazionali, alcuni componenti degli Ordini, i Presidenti delle Unioni Regionali, i Presidenti delle Associazioni più rappresentative) indossavano la toga. Vi erano inoltre numerosi alti magistrati, rappresentanti del Governo e delle massime Istituzioni.
Sul palco vi era il Presidente del Cnf, Andrea Mascherin; il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando; il Vice Presidente del CSM, Giovanni Legnini; il Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio. A latere tutti i Consiglieri del Cnf con la toga e il tocco.

In apertura vi è stato il saluto del Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi il quale si è rivolto a tutta l’Avvocatura, dicendosi onorato di essere presente alla cerimonia e svolgendo un intervento breve ma molto sentito e al tempo stesso istituzionale.

E’ poi seguito un lungo intervento del Presidente del Cnf, Andrea Mascherin il quale ha affrontato numerose problematiche: ha iniziato la propria relazione introducendo l’argomento dell’equo compenso, dando atto al Ministro della Giustizia della disponibilità a risolvere quanto prima la delicata questione con un intervento normativo.
Quindi ha parlato del legittimo impedimento delle colleghe in maternità, definendo un pregiudizio il voler differenziare la tutela della gravidanza delle Magistrate, rispetto a quella delle Avvocate.
Si è soffermato molto sull’impoverimento del ceto medio e quindi dei professionisti, ormai frustrati e rassegnati a causa della crisi economica.
Si è particolarmente dilungato sul linguaggio offensivo dei social e sulla necessità di favorire il dialogo. Coltivare la cultura dell’odio e della recriminazione, ha detto, significa voler bloccare il confronto costruttivo. La libertà di insulto non è libertà di pensiero e va repressa, ma con sistemi legali. Altra problematica trattata è stata quella dell’illecito mercato dei dati personali, fenomeno molto preoccupante, in quanto viola la privacy e crea un forte squilibrio economico, guidato dalla finanza e dal mercato.
Ha trattato ancora della spettacolarizzazione della giustizia, invitando gli avvocati a non barattare la dignità della categoria per qualche spicciolo di notorietà.
Quindi è tornato ad affrontare il tema della aggressione dei poteri forti alle professioni, in nome della concorrenza e della presunta tutela dei consumatori, che in realtà è solo la copertura per interessi di banche e assicurazioni, attraverso la spinta al massimo ribasso delle tariffe professionali.
Al mercato, egli ha detto, non deve adeguarsi la Giustizia, favorendo la concorrenza al ribasso. Il mercato infatti, deve essere un fine e non un mezzo e la spesa per la Giustizia deve essere intesa come un investimento e non come uno spreco. Quindi la tutela dei deboli, attraverso il patrocinio a spese dello Stato non va vista come una perdita di risorse.
Ha poi parlato a lungo della funzione degli Ordini forensi che devono essere protetti dalla legge e che non possono essere gravati da oneri sproporzionati rispetto alle loro effettive funzioni e strutture. I Coa hanno una alta funzione, che non può essere compressa da una normativa ondivaga che ogni giorno ne confonde i connotati, definendoli a seconda dell’occorrenza come Enti pubblici non economici, a volte come Enti pubblici, a volte come associazioni di fornitori di servizi. Va dunque fatta chiarezza normativa .
Ha invocato la presenza degli avvocati nei consigli giudiziari a pieno titolo, chiedendo al Ministro di risolvere quanto prima il problema.
Ha infine concluso dicendo che non si può giocare a dadi con il nostro Paese e con la Giustizia, e dunque ha invitato Avvocati e Magistrati a stringersi nella toga e ad unirsi nel sentiero delle libertà.

E’ poi intervenuto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale si è soffermato sulle problematiche della globalizzazione e della crisi che ha colpito i ceti medi e quindi i professionisti.
Si è creata, a suo dire, tra i poteri forti una deriva corporativa generalizzata, alla quale bisogna contrapporre con forza la figura dell’Avvocato, in un momento in cui si incrociano pericolosamente poteri tra loro diversi: Mercato, Finanza e Stampa.
A suo parere è stata corretta ed indovinata la scelta politica di approvare la legge 247/12, voluta fortemente da Guido Alpa. In questo modo si è scongiurato il pericolo che la professione dell’Avvocato oggi fosse sul tavolo del DDL sulla competitività. Molte sono ancora le resistenze e i tentativi di sabotaggio sul punto, ma bisogna costruire le condizioni per una equità economica e per evitare che il mercato soffochi le professioni.
Ha inoltre parlato dei sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie e della sua volontà di ridurre i contributi unificati, sebbene egli sostenga che il contributo versato dai cittadini europei per la giustizia è superiore rispetto a quello italiano, pari al 16%, a fronte del 19 % di media europea.
Ha trattato, quindi, del Ddl sulla giustizia penale in materia carceraria, su cui il Paese è molto in ritardo. Si tratterebbe di misure molto positive, frutto di sinergia tra avvocati e magistrati. Nel settore civile si è a lungo soffermato sulla istituzione del tribunale per la famiglia, inteso come sezione specializzata all’interno del sistema e sulla riforma fallimentare. Ha insistito sulla necessità del dialogo tra istituzioni, superando il metodo di chi urla e non ascolta.
Infine ha mostrato molta preoccupazione per lo scarso controllo sulla rete, attraverso la quale si alimenta il terrorismo. Ha detto che è stato chiesto ai providers di collaborare con la giustizia, essendo necessario finalmente risolvere il vulnus della falsa informazione, che si diffonde sulla rete e dalla quale poi discendono a grappolo altre false notizie.
Ha concluso osservando come il contesto della cerimonia in essere, caratterizzata dalla presenza delle massime autorità e da tutta l’Avvocatura nazionale segni il passo di un cambio reale di mentalità e di come il lavoro sinergico tra Ministero e Avvocatura abbia contribuito a questo cambiamento di rotta.

E’ quindi intervenuto il Vice Presidente del CSM, Giovanni Legnini il quale ha svolto un breve discorso incentrato sulla collaborazione tra le Istituzioni. Quindi ha parlato della necessità di creare il cosiddetto “benessere organizzativo degli uffici”, al quale si starebbe molto lavorando, affinchè non solo gli operatori giudiziari, ma anche gli avvocati godano di un clima lavorativo migliore.

E’ intervenuto infine il Presidente della Suprema Corte, Giovanni Canzio il quale è tornato sul tema della concertazione e della necessità di confrontare le esperienze. Avvocatura e Magistratura devono parlarsi e tentare un cammino condiviso, sebbene egli ritenga che il pregiudizio ancora oggi rallenti questo percorso. Senza una leale collaborazione si va allo sbando e non necessariamente si deve fare richiamo alle leggi per risolvere i problemi, poiché basterebbe buon senso per comprendere, ad esempio, la necessità di riconoscere il legittimo impedimento delle avvocate in gravidanza o ritenere necessaria e costruttiva la presenza degli avvocati all’interno dei consigli giudiziari. Non ha condiviso infatti l’aver creato inutili resistenze ad un processo virtuoso, fondate sul conservatorismo, come in un castello medievale dove vi sono ponti levatoi alzati. La collaborazione è l’orizzonte a cui ispirarsi e il confronto deve essere alla pari. Senza la parità non vi è etica del limite, e se non ci si avvicina alla verità con il dubbio e con l’ascolto delle altre opinioni si corre il rischio della vertigine intellettuale.
Ha contestato al Ministro la scelta di eliminazione del secondo grado di giudizio per quanto attiene alla questione dell’espulsione degli immigrati clandestini, ritenendo che non si possano comprimere tout court le garanzie delle persone. Il contraddittorio è alla base della terzietà del giudice che se non si confronta non può essere terzo.
Ha richiamato la valenza dei protocolli sottoscritti con l’avvocatura che sebbene siano solo sperimentali, stanno mostrando la loro utilità.
Ha concluso affermando la essenzialità della collaborazione della Magistratura con gli avvocati che vanno coinvolti finalmente nella governance della Giustizia.
Alle h. 14 è terminata la cerimonia, iniziata alle 11,30.

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